pensieri ed immagini della mia vita

La dispensa del folletto

L’inverno sul lago è ormai un pallido ricordo, nonostante qualche montagna sia ancora spruzzata di bianco, le colline che incorniciano il nostro bellissimo lago da brulle e tristi si stanno rinnovando tornando verdi e rigogliose e come sempre mi meraviglio della bellezza di questi paesaggi, i prati si ricoprono del giallo intenso delle primule, mughetti e tarassachi che fioriscono stoicamente anche tra le fessure dei muretti a secco.

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Finiti i viaggi, almeno fino a novembre, è ora di scrollarci dalle spalle quel senso di svogliata indolenza che mi avvolge da novembre a febbraio e rimettermi in moto, la cantina e la dispensa ormai sono desolatamente vuote, consumate dalle mille occasioni conviviali che nel periodo dei saturnali prendono le dimensioni esagerate dei sontuosi baccanali del Re Sole dove il cibo sommerge le tavole imbandite e la birra scorre impetuosa come un fiume in piena. E’ ora di ricominciare a produrre come lo scorso anno oltre la birra una piccola scorta di marmellate, composte e sott’aceti vari depredando alberi da frutto e barattando dai vari coltivatori di orti quello che mi serviva. Ho sperimentato un po’ di ricette nel corso della stagione scorsa alcune delle quali fornitemi dai cuochi che lavorano con me al ristorante, e spero di trovare il tempo di condividerne con voi alcune. La prima cotte di questo 2016 bisesto sarà una decina di litri del mio idromele che è diventato oramai un classico della mia produzione. Intanto però non sono proprio a bocca asciutta ho ancora qualche litro dell’ultima cotta della scorsa stagione, dopo tante birre scure avevo bisogno di tornare agli albori della mia produzione brassicola facendo una birra chiara poco impegnativa da bere al aperitivo/merenda e trovando poco soddisfacenti le lager mi sono orientato verso il mondo delle “bianche”. In gioventù amavo piazzarmi in riva al lago d’ estate e gustarmi una bella Hoegaarden, mettevo su un paio di hit rock presenti nel vecchio juke box e limonavo duro con la mia fidanzatina dei tempi, e seguendo questo piccolo ricordo giovanile mi sono orientato sulla produzione di una Blanche che naturalmente ho personalizzato secondo i miei gusti. Nei vari post del “folletto della birra”  ho raccontato scampoli di storie leggende del mio lago, scoprendo un mondo fatto di fate e briganti, diavoli e santi storie che si perdono in un passato pagano donandomi un altro modo di vedere e vivere il paesaggio che mi circonda. E come al solito mi sono rivolto a questo mondo per trovare ispirazione che è giunta durante ad una delle mie passeggiate per i boschi, appenda fuori dal centro di Brisino andando verso il cimitero si trova un pannello……

#birra  #birra, #LagoMaggiore

 #birra, #LagoMaggiore, #Stresa

Continuando per il sentiero, passeggiando per antichi vigneti e frutteti terrazzati che il tempo e l’incuria ha restituito alla natura mi sono ritrovato a immaginare chi fosse questa Exobna quale fosse stata la sua vita, era una principessa celta, una umile contadina, un druido dai misteriosi magici oppure una fiera guerriera che si opponeva alla invasione delle legioni romane che portavano la Pax imperiale sulla punta dei loro gladi e come il mio solito mi sono perso nelle mie fantasticherie corroborate da anni di letture Fantasy, cercando tra le eroine che mi hanno emozionato di più, ma tra tutte queste principesse, maghe e prostitute quella che nella mia mente assomigliava di più a Exobna era Ygritte la fiera moglie di lancia dei bruti che con la sua breve apparizione nelle Cronache del ghiaccio e del fuoco mi era entrata nel cuore con la sua storia tragica, purtroppo non tutte le belle storie hanno un lieto fine.

#Ygritte, #LagoMaggiore, #Brisino 

Così una volta tornato a casa mi sono messo d’impegno e spremendo ogni singola goccia del mio scarso talento nel disegno ho cercato di dare forma alla mia Exobna per dare un’etichetta alla nuova nata………naturalmente con risultati come al solito discutibili. Intanto mentre scrivo questo post il mio idromele fermenta allegramente ed io mi concedo un sorso della mia birra mentre guardo il mio bellissimo lago e mi godo una stupenda giornata primaverile. Una piccola pausa perché come recita il motto di casa Stark “L’ inverno sta arrivando” e la dispensa del folletto va riempita.

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E’ difficile raccontare Praga senza ripetersi o scadere nella banale cronaca di posti visitati o di piatti gustati, ma la storia in questa città è come un bisbiglio, ombre che strisciano tra le pietre delle vie barocche di Mala Strana, sussurri che corrono lievi sulle tranquille acque della Moldava e dita invisibili che ti sfiorano il viso nelle viuzze oscure che si snodano intorno alla torre dell’orologio.

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Dopo il tramonto, quando le strade si svuotano delle masse brulicanti di turisti che si affrettano a trovare un comodo rifugio nelle tante taverne e birrerie, le strade si fanno più oscure si entra in una dimensione più sulfurea, strane ed inquietanti apparizioni possono turbare il calmo e placido scorrere del tempo. Non si parla di favole buone per bambini ma di anime tormentate che ritornano dall’oltre in cerca a volte di giustizia e a volte in cerca di redenzione, fantasmi di epoche lontane che ancora oggi abitano le vie del centro. Praga sin da tempi remoti ha sempre avuto un legame stretto con l’esoterismo e la magia, durante il regno di Rudolf II d’Asburgo astrologi, alchimisti, sedicenti maghi affollavano la corte trasformando il cuore del sacro romano impero in un vero centro magico, nella biblioteca dell’università Klementinum sono conservati alcuni dei testi di esoterismo più antichi d’ Europa, un altro record di questa città è quello di città più infestata del mondo quindi se siete alla ricerca di qualche brivido aspettate che calino le tenebre………

Correva l’anno 1410 quando mastro Hanus creò un orologio tanto perfetto che niente poteva essere paragonato in quell’ epoca al suo capolavoro, l’opera portò alla città onori e lustri ma gli fu in un certo senso fatale, quando giunse all’attenzione del consiglio cittadino una infondata voce che sosteneva che un’altra città intendeva ingaggiare il mastro orologiaio per costruire un altro orologio. Questa notizia scatenò scompiglio all’interno del palazzo dell’ amministrazione comunale si discusse a lungo su come fermare mastro Hanus dal lavorare fuori Praga, avrebbero potuto corromperlo arricchendolo, abbindolarlo con le melliflue false promesse che solo gli abili politici sanno fare invece scelsero la via più crudele e criminale durante una oscura notte dei sicari furono mandati a cavare gli occhi al povero mastro orologiaio così che non potesse più posare lo sguardo sulla sua opera e soprattutto non ne potesse realizzare altri. Quando si riebbe dalle terribili afflizioni patite nonostante la menomazione meditò la sua vendetta, la sua conoscenza della sua opera era tanto profonda che nonostante la cecità riuscì dopo essersi introdotto nella camera degli ingranaggi a sottrarne uno talmente piccolo che l’intero meccanismo si bloccò e rimase immobile per decenni, nessuno riuscì a ripararlo tanto che il consiglio dovette supplicare mastro Hanus di riparare l’orologio, alla fine il mastro orologiaio rimise a al suo posto il piccolo ingranaggio e l’orologio ricominciò a funzionare. Sono 600 anni che allo scoccare di ogni ora la morte ruota la sua clessidra  e suona la campana per ricordare a tutti i peccatori la caducità della vita terrena.

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Attraversando la piazza della città vecchia alle spalle del Kinsky palace troviamo il Tyn courtyard un complesso di palazzi risalenti al dodicesimo secolo, ai tempi fortificati, che fungevano da magazzini e alloggi per tutti i mercanti provenienti da Europa ed Asia, un posto sicuro per riposare e condurre i propri affari sotto la protezione del Re al costo di un piccolo dazio doganale chiamato Ungelt. Durante le brumose notti praghesi pare che una presenza spaventi i poveri passanti, lo spettro oscuro di un mercante turco con un lungo mantello nero nel quale nasconde la testa mozzata di una ragazza. La storia racconta di questo mercante turco che per certi affari aveva preso alloggio presso l’ Ungelt, dopo un certo tempo si trovò innamorato della figlia del taverniere che lo ricambiò, fu tanta la passione che travolse i due innamorati che decisero di convolare a nozze. La futura sposa insistette perché il suo futuro si convertisse facendosi battezzare e si trasferisse a Praga, il turco accettò di buon grado di trasferirsi così lontano da casa ma si rifiutò il battesimo ma dovette comunque, prima di sposarsi, tornare in Turchia per sistemare alcune faccende, fece promettere alla sua amata di aspettarlo pregandola di rimanergli fedele. La figlia del locandiere mantenne le sue promesse per un po’ ma quando l’amato è lontano dagli occhi e dal cuore le promesse diventano meno salde di quello che sembravano e la giovane si promise ad un altro uomo sposandolo. Quando il mercante Turco ritornò per reclamare la sua sposa si ritrovò gabbato ed una grande rabbia lo colse, invitò la sua e amata ad un incontro segreto per dirle addio ma invece di augurarle il bene la sgozzò e la decapitò gettando il corpo in una delle cantine delle case del Ungelt ma tenendosi per se la testa. Se doveste incontrare il fantasma del turco potreste anche incontrare il fantasma di una ragazza senza testa che segue il suo assassino fino a che non riavrà la testa indietro.

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Di notte per le vie di Praga non suonano mai vuote e non ti senti mai solo, occhi invisibili ti scrutano nell’oscurità ombre furtive si muovono veloci e silenziose come gatti ed ogni minimo rumore si trasforma in frastuono si ha come la sensazione di un incontro imminente, ma se nel vostro peregrinare per l’urbe nocturna in lontananza sentite sferragliare potreste trovarvi nei dintorni del nuovo palazzo comunale dove si aggira di notte in notte un cavaliere in armatura la cui storia ha inizio sotto il regno di Jan Lucenbursky quando Praga era piena di ogni sorta di genti. Il cavaliere era solito camminare per le strade in armatura in modo da scoraggiare qualsiasi tipo di malintenzionato. Un giorno ebbe bisogno di riparare la sua attrezzatura provata da svariate lotte di strada, si recò nella bottega di un’ armiere dove mentre attendeva che il mastro artigiano portasse a termine le riparazioni vide la bella figlia dell’artigiano rimanendone folgorato cadendone innamorato sin dal primo sguardo. In poco tempo divenne un cliente fisso della bottega trovando, di volta in volta, nuove scuse per avere il tempo di vedere il suo amore. Un giorno però egli in uno slancio di coraggio le parlò e come un fiume in piena le confessò il suo sentimento ma ella lo rifiutò umiliandolo egli sconvolto e rabbioso prese da una parete della bottega un pugnale e glie lo piantò con tutta la sua forza nel petto, la povera ragazza oramai in fin di vita guardò il cavaliere che ancora teneva in mano il pugnale sporco del sangue ancora caldo, con un fil di voce e gli ultimi bagliori di vita scaglio una maledizione sul suo assassino che nella vita ha avuto un cuore di pietra nella morte sarebbe si sarebbe traformato in acciaio e solo l’abbraccio compassionevole di un’ innocente vergine l’avrebbe liberato e finalmente riposare in pace. Capita che ogni cento anni la statua che rappresenta il cavaliere sparisca dalla sua nicchia in un angolo del palazzo per cercare una vergine che lo liberi……

Praga è una città magica tra le sue vie si sono aggirati santi e satanelli mille sono le storie di amore e sangue, di violenza e miracoli quindi fate molta attenzione a chi incontrate nella notte potrebbe non essere quello che ci si aspettava e se al mattino vi svegliate con un vago senso di inquietudine probabilmente avete danzato anche voi con l’ignoto. 

 

Praga è sinonimo di Storia, arte, cultura ma anche sinonimo di birra, “il pane liquido” come amano scherzosamente definire i cechi la bionda è prodotta sin dall’anno mille come è riportato nelle cronache raccolte nel monastero di Opatovice, il miglior grano della Moravia, il prezioso luppolo della qualità Saaz raccolto a mano e le acque cristalline di fonte lavorate sapientemente dai mastri birrai creano questa fragrante e spumeggiante bevanda che noi possiamo gustare. La birra quindi non è vissuta come una semplice bevanda ma è parte dell’identità nazionale ha un peso importante nella cultura popolare che potremmo paragonare al peso che ha la cultura vinicola in Italia e Francia.

 "U krále Brabantského" 

“Kde se pivo vari, tam se dobre dari” Dove si produce birra, si vive bene recita un vecchio detto boemo e per ragione di cose a Praga si vive benissimo, e potrete scegliere tra una vasta scelta di locali dai più antichi a quelli più moderni ma prima di sedervi e lasciarvi andare alla baldoria più sfrenata sappiate che ci sono delle piccole regole di bon ton giusto per non incappare in spiacevoli figure da punkabbestia, prima cosa evitare di disturbare gli avventori locali spostando sedie e tavoli per creare un proprio avanposto, cercate un posto libero o al massimo dividete il tavolo con qualcuno, su ogni tavolo c’è un mazzo di sottobicchieri prendetene uno e attendete il cameriere. Spesso per ordinare non è necessario parlare basta un cenno ed il cameriere vi porta una nuova birra, versare il fondo del boccale precedente in quello nuovo è considerata maleducazione e soprattutto ed anche i camerieri ve lo ricorderanno pedissequamente, quando pagherete il conto…….LASCIATE LA MANCIA!!!!

Dopo la caduta della cortina di ferro e di conseguenza l’arrivo del libero mercato alcuni dei più noti brand nazionali sono stati ceduti a multinazionali del settore, non senza polemiche soprattutto tra le fila dei più intransigenti tradizionalisti dando il via ad un nuovo “risorgimento”. Giovani Mastri Birrai si sono affacciati alla scena nazionale riproponendo birre di qualità rielaborando in chiave moderna antichi metodi di produzione artigianale con lo scopo principale di mantenere la autentica genuinità della tanto amata birra.

In conclusione vi consiglio di perdervi in questa città e deliziatevi con la magica atmosfera che Praga offre a tutti i suoi visitatori e quando alzate un boccale non state solo bevendo della birra ma state sorseggiando la storia di una nazione e se il vostro girovita ne risente e vi viene un po’ di pancetta non crucciatevi e ricorrete alla vecchia saggezza praghese che dice: Pivo dělá hezká těla ovvero La birra rende belli i corpi.

 

 

 

 

 

I Manowar sono uno di quei gruppi che ami o odi senza mezze misure, nel mio caso ho sempre avuto una grande ammirazione per i “Metal Kings” per il loro modo di essere dei coattoni, unici custodi del sacro fuoco del metallo, epici ed inossidabili sono sopravvissuti a cambi di mode e generi musicali. Quando, curiosando tra vari siti che parlano di musica metal venni a conoscenza che i nostri erano in tour non ci ho pensato due volte ed ho organizzato la trasferta in Repubblica Ceca.

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Ero molto eccitato per questo concerto, ho visto varie volte i Manowar e mi hanno sempre regalato grandi emozioni come quando al Gods of Metal del 1999 avevano mandato in delirio tutta la platea cantando “Nessun Dorma” la celebre romanza della Turandot di Puccini, che fece commuovere una platea ubriaca di metal e fiumi di birra. Praga mi sembrava la location perfetta con le sue storie e leggende per un concerto dei metal kings.

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Quando sono arrivato al Karlìn Forum ho avuto il tempo di farmi una birra e sgranocchiarmi un hot dog che le luci si sono abbassate si parte con I nostri che suonano “Manowar”, “Call to the Arm”,”Sons of Odin” granitici e senza sbavature c’è stato un emozionante omaggio ai fratelli del metal che ci hanno lasciato Lemmy, Scott Columbus, Dio e via dicendo mentre Karl Logan faceva sfoggio della sua tecnica sopraffina sulle note di “Master of the wind”.

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La performance dei nostri è stata ineccepibile, ma un’ora e mezza di show senza gruppo spalla mi sono sembrate un po’ poche un’altra cosa che mi ha deluso è stata il pubblico, sarà che sono Italiano quindi di natura passionale, ma il calore del pubblico era pari a quello di un gatto di marmo, sarà che sono abituato al calore delle arene italiche dove si canta, si fa sentire alla band la nostra presenza!! Un paio di mesi prima ero andato a vedere Anthrax e Slayer e Tom Araya ha interrotto lo show un paio di volte per calmare le intemperanze delle prime file, mi sono trovato a cantare per i fatti miei e ho cercato anche di pogare ma nessuno mi ha seguito, alla fine della serata uscendo dall’arena e osservando il pubblico ceco defluire calmo ed ordinato ho avuto un piccolo momento di nostalgia canaglia……neanche un porchettaro che venda generi di conforto, un concerto senza un panino porchetta cipolle/peperoni e ondate di maionese e birrona da battaglia non è un vero concerto metal!!!! Questa ed altre riflessioni mi giravano nella testa mentre mestamente tornavo in albergo…….ma un piccolo pub con un gruppo cover dei Iron Maiden e dell’ottima birra mi hanno distratto fino a notte fonda ma questa è un’altra storia.

“Ora conoscete tutti
I bardi e le loro canzoni
Quando le ore saranno passate
Chiuderò gli occhi
In un mondo lontano
Potremo incontrarci di nuovo
Ma ora ascoltate la mia canzone
Sull’alba della notte
Cantiamo la canzone del bardo
.”

                                                                     Blind Guardian

Solo le canzoni di un bardo possono raccontare questa storia che affonda le sue radici nel mito della principessa Libuse, terzogenita del re e nipote del primo Re di Boemia era la principessa più amata per la sua saggezza e la lungimiranza si pensava fosse dotata del dono della preveggenza. La leggenda vuole che un giorno al calare della sera, quando il sole si nasconde dietro l’orizzonte e le tenebre cominciano ad occultare ogni cosa alla vista, la principessa il suo consorte ed il loro seguito stessero passeggiando sulle mura di cinta della fortezza di Visehrad ad un certo punto Libuse si fermò e colta da una premonizione ed indicando un punto lontano oltre il fiume profetizzò:

“Vedo una città
che sarà illustre nel mondo
e la cui gloria raggiunge le stelle.
Questo luogo è celato nelle profondità dei boschi,
a nord lo protegge la valle del Brusnice,
a sud una grande montagna rocciosa.
La Moldava si apre la strada sotto le sue pendici.
Costruite questa città, ve l’ordino,
là dove io vi indicherò.
Sulla Moldava, sotto Petřín,
un falegname fabbrichi con il figlio una soglia;
e per questa soglia chiamate la città Praga.
I popoli, seppur forti come leoni,
curveranno la testa davanti a questa soglia
per averla salva.
Così la mia città
avrà lode e gloria
.”

Libuse

Il giorno seguente vennero inviati messi a cercare il falegname nella direzione che la profezia aveva indicato e sotto la collina di Petrin trovarono un falegname e suo figlio che stavano segando un albero che sarebbe servito per costruire la soglia della casa del figlio, Prah in ceco significa porta ed ha così l’inizio il mito di Praha ovvero Praga………

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Esistono mille altre storie che narrano la vita di questa mitica principessa, molte sono poco più che favole che si raccontano ai bambini nelle fredde serate invernali ma sono solo alcune delle storie che questa città custodisce. Passeggiare lungo la Moldova oppure tra le vie di Mala Strana attraverso i suoi giardini nascosti oppure attraversare il Ponte e perdersi per le vie di Stare Mesto, Praga ti affascina come affascinano le belle ragazze che incroci per le strade, ad un’occhiata superficiale può sembrare fredda e distante come solo le fredde capitali del nord ma non bisogna confondere, non è freddezza è sobrietà data dalla consapevolezza della grandezza del patrimonio di questa città che fu capitale del mondo.

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Quello che ho capito passeggiando per le strade di Praga è che Praga ed ogni ceco hanno i piedi profondamente piantati nel passato ma lo sguardo decisamente proiettato al futuro, come se il buio in cui era sprofondata dalla seconda guerra mondiale in poi, passando attraverso il comunismo si sia finalmente dissolto, dalla caduta del muro alla liberazione dal regime Praga sta ritornando a prendersi quella gloria che la principessa Libuse profetizzò secoli fa.

Appunti di viaggio: Praga

 Eccomi a casa, davanti allo schermo del mio Pc che passo e ripasso le foto e cerco di trovare il bandolo della matassa di pensieri ed emozioni che questa città mi ha regalato. Praga è sempre stato un pallino, un viaggio che chissà per quale motivo era rimasto chiuso nel cassetto nonostante fossi affascinato dal suo alone mitico, rafforzato dai miti e dalle mille leggende che ancora impregnano per le antiche vie ciottolate del centro e che nelle fredde e brumose notti invernali riprendono vita. Una miscela di sacro e profano, di nobile e plebeo ed una storia degna della trama delle Cronache del ghiaccio e fuoco (il trono di spade) dove la differenza tra mito e realtà storica è talmente sottile da rendere difficile distinguere, in effetti, quale sia l’una o l’altra.

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La spinta per tirare fuori questo viaggio dal cassetto però non è stata la cultura o la mia brama di viaggiare ma bensì la mia voglia di un concerto di sano e corroborante Heavy Metal. Curiosando tra vari siti ho scoperto che i Manowar erano in tour con uno show omaggio a due dei loro album più epici di sempre ovvero “Kings of Metal” e “Gods of War” e dopo un controllo veloce delle mie finanze sulla mia PostePay ero possessore dei due preziosi tagliandi e anche di due biglietti di andata e ritorno per la capitale boema.

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Ed è così che mi addentrai per le antiche strade, dove ogni pietra erosa dal freddo e dai milioni passi che le hanno calpestate sono pregne di leggende e misteri dove il confine tra fantasia e realtà è una sottile linea tracciata tra le righe della storia.  

 

Appuntamento con mondoteo

Quando cominciai a scrivere mondoteo era una paginetta web della piattaforma windows live spaces, era nata per gioco, una valvola di sfogo dove raccontare le cose che mi appassionavano. Poi con il tempo piano piano questo mio piccolo spazio è cresciuto e piano piano ha acquistato follower e consensi fino a che non sono notato da Carlo L’antiviaggiatore che mi ha intervistato per il suo blog.

Dopo quell’intervista sono stato invitato come relatore ad un evento organizzaato dalla Biblioteca comunale di Stresa, la mia città, per parlare dei miei viaggi e dei libri che li hanno ispirati, chi l’avrebbe mai detto che la mia passione ed il mio modo di intendere i viaggi potesse interessare qualcun’altro oltre che il piccolo gruppo di follower che leggono le mie esplorazioni. La cosa mi alletta e spaventa anche un pò ma non potevo non cogliere questa occasione!!!

#mondoteo

Quindi amici e lettori se siete in zona e volete passare un paio d’ore a sentirmi sproloquiare siete i benvenuti!!

Le giornate a Sagada scorrono veloci, sarà per tutte le bellezze naturali che riempiono gli occhi, sarà per le lunghe e solitarie passeggiate in questi meravigliosi luoghi che danno l’impressione di essere sperduti se non fosse per i contadini che si recano ai loro campi e sporadici viaggiatori che incroci sulla strada. La mia “esplorazione” di oggi mi conduceva verso la Echo valley, seguendo un sentiero che si snoda presso il cimitero e si inoltra nella valle per poi scendere a picco, ma prima di scendere verso fondovalle misi alla prova la fama del posto lanciando due poderosi eja eja alalà e visto che il gioco mi divertiva, in quel momento ero solo, ho lanciato un viva la gnocca(perdonatemi ma ogni tanto un pò di sana stupidità ci stà…..) esaurito il momento ludico mi sono riimmerso nel silenzio placido della foresta, pini dall’alto fusto si mescolano a banani che crescono selvatici e felci che sembrano più alberi le cui fronde raggiungono dimensioni ragguardevoli.

#EchoValley, #Sagada

Il verde cangiante contrastava il blù intenso del cielo sgombro da nuvole e quando i raggi del sole riuscivano a penetrare quella folta verzura creavano giochi di luce che rendevano l’atmosfera se vuoi un pò magica, diversi tipi di uccelli trovavano alloggio sotto quelle volte e accompagnavano i miei passi con il loro gorgheggiare. Arrivato a fondovalle mi sono ritrovato davanti ad uno sperone di roccia alto svariati metri sulla cui parete sono state sospese delle bare, disseminate per tutta la echo valley alcune di queste bare arrivano ad avere secoli mentre alcune sono più recenti segno che le antiche tradizioni animiste sono ancora fortemente radicate nel DNA di questa popolazione montana. Ma ottenere questo tipo di tumulazione è un onore che pochi possono permettersi, per ottenere questo onore l’anziano prima della fine dei suoi giorni deve offrire agli spiriti ancestrali un sacrificio di venti maiali ed una quantità tre volte superiore di polli. L’onore comporta anche l’onere infatti la gente crede che le anime dei defunti siano anche i guardiani che tengono lontano la malasorte e gli spiriti malefici.

#EchoValley, #Sagada #EchoValley, #Sagada

#EchoValley, #Sagada

Prima di prendere il sentiero che mi avrebbe riportato in paese ho lasciato una piccola offerta agli spiriti protettori di questa valle, nello zaino avevo una fischetta con del buon rum e dopo averne versato un pò spero di essermi essermi ingraziato la buona sorte e di essermi fatto perdonare per aver disturbato l’eterno riposo.

rock storie da metal skunk

DISQUIETIntorno ai tredici anni mi presi una cotta per una mia compagna di classe di nome Giorgia: non era particolarmente bella, anzi aveva anche vari difetti (di quelli che tuttavia anche in futuro avrei trovato interessanti), però era simpatica e aveva un gran bel culo, mi piaceva veramente un sacco. Era il periodo delle feste pomicione ed era quindi necessario avere una ragazza per non essere tagliati fuori da questi festival dello slinguazzamento, io mi ero messo in testa che Giorgia dovesse essere la mia compagna ufficiale per questo tipo di eventi. A tal fine mi recavo sotto casa sua ogni pomeriggio, citofonavo, domandavo al padre se era in casa dopodiché lei scendeva e passavamo un paio d’ore a chiacchierare sotto il portone. Poi, intorno alle sei di sera, le chiedevo se volevamo metterci insieme (perchè a una certa età lo devi chiedere, evidentemente non è una cosa che si…

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Una notte mentre dormivo il sonno dei giusti, nella strada sotto la mia finestra rumori e schiamazzi mi strappavano dal caldo abbraccio di morfeo con mio gran disappunto vista l’ora, circa le quattro del mattino, mi sono ritrovato a smoccolare sacramenti. Il cielo era ancora scuro e puntato di stelle da est a ovest segno che l’alba era ancora lontana, ma in strada c’era già frenesia sembrava un formicaio di contadini che si affrettavano ad accaparrarsi le posizioni migliori per esporre e vendere le proprie merci……visto che niente avrei potuto per fermare questo casino mi ributtai a letto cercando d’ignorare il gran caos che regnava fuori. Quando, qualche ora più in là, mi riaffacciai alla finestra il mercato era in pieno svolgimento………

#Sagada, #market

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Le voci dei venditori si mescolavano a quelle degli acquirenti, un microcosmo di colori dove tra una contrattazione e l’altra la gente si fermava per uno spuntino od una semplice chiaccherata. Armato della mia macchina fotografica mi sono tuffato in questo microcosmo assaggiando e odorando manghi dal profumo dolce ed intenso, mele piccole e dalla buccia rosa dalla polpa succosa senza contare noci di cocco ed enormi caschi platani e banane. Verdure e legumi di ogni taglia e colore aglio, cipolle e zenzero appena strappati dal ricco suolo e fagioli cornetti lunghissimi deliziosi e croccanti anche consumati crudi e mille altre varietà.

#Sagada, #market 

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In tutti i miei viaggi non ho mai mancato di visitare i mercati, dalla Thailandia alla Jamaica non c’è niente di più bello e colorato, ed il mercato di Sagada non è da meno l’ho trovato evocativo e soprattutto genuino e per dirla con una parola molto in voga molto slow food. In mezzo a questo caleidoscopio di persone mi sembra di tornare indietro nel tempo quando ero un bimbetto perennemente appresso alla gonna della nonna che girava annusando tastando scrupolosamente la frutta e la verdura che poi sarebbe finita sulla tavola nei meravigliosi pasti che quella santa donna preparava per una truppa di nipotini scalmanati e costantemente affamati come lupi. Se chiudo gli occhi mi pare ancora di scorgerla nella sua cucina indaffarata e di sentire  ancora il profumo di cose buone, quel profumo che sa di casa se capite cosa intendo.