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Appunti di viaggio: I fantasmi di Praga.

E’ difficile raccontare Praga senza ripetersi o scadere nella banale cronaca di posti visitati o di piatti gustati, ma la storia in questa città è come un bisbiglio, ombre che strisciano tra le pietre delle vie barocche di Mala Strana, sussurri che corrono lievi sulle tranquille acque della Moldava e dita invisibili che ti sfiorano il viso nelle viuzze oscure che si snodano intorno alla torre dell’orologio.

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Dopo il tramonto, quando le strade si svuotano delle masse brulicanti di turisti che si affrettano a trovare un comodo rifugio nelle tante taverne e birrerie, le strade si fanno più oscure si entra in una dimensione più sulfurea, strane ed inquietanti apparizioni possono turbare il calmo e placido scorrere del tempo. Non si parla di favole buone per bambini ma di anime tormentate che ritornano dall’oltre in cerca a volte di giustizia e a volte in cerca di redenzione, fantasmi di epoche lontane che ancora oggi abitano le vie del centro. Praga sin da tempi remoti ha sempre avuto un legame stretto con l’esoterismo e la magia, durante il regno di Rudolf II d’Asburgo astrologi, alchimisti, sedicenti maghi affollavano la corte trasformando il cuore del sacro romano impero in un vero centro magico, nella biblioteca dell’università Klementinum sono conservati alcuni dei testi di esoterismo più antichi d’ Europa, un altro record di questa città è quello di città più infestata del mondo quindi se siete alla ricerca di qualche brivido aspettate che calino le tenebre………

Correva l’anno 1410 quando mastro Hanus creò un orologio tanto perfetto che niente poteva essere paragonato in quell’ epoca al suo capolavoro, l’opera portò alla città onori e lustri ma gli fu in un certo senso fatale, quando giunse all’attenzione del consiglio cittadino una infondata voce che sosteneva che un’altra città intendeva ingaggiare il mastro orologiaio per costruire un altro orologio. Questa notizia scatenò scompiglio all’interno del palazzo dell’ amministrazione comunale si discusse a lungo su come fermare mastro Hanus dal lavorare fuori Praga, avrebbero potuto corromperlo arricchendolo, abbindolarlo con le melliflue false promesse che solo gli abili politici sanno fare invece scelsero la via più crudele e criminale durante una oscura notte dei sicari furono mandati a cavare gli occhi al povero mastro orologiaio così che non potesse più posare lo sguardo sulla sua opera e soprattutto non ne potesse realizzare altri. Quando si riebbe dalle terribili afflizioni patite nonostante la menomazione meditò la sua vendetta, la sua conoscenza della sua opera era tanto profonda che nonostante la cecità riuscì dopo essersi introdotto nella camera degli ingranaggi a sottrarne uno talmente piccolo che l’intero meccanismo si bloccò e rimase immobile per decenni, nessuno riuscì a ripararlo tanto che il consiglio dovette supplicare mastro Hanus di riparare l’orologio, alla fine il mastro orologiaio rimise a al suo posto il piccolo ingranaggio e l’orologio ricominciò a funzionare. Sono 600 anni che allo scoccare di ogni ora la morte ruota la sua clessidra  e suona la campana per ricordare a tutti i peccatori la caducità della vita terrena.

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Attraversando la piazza della città vecchia alle spalle del Kinsky palace troviamo il Tyn courtyard un complesso di palazzi risalenti al dodicesimo secolo, ai tempi fortificati, che fungevano da magazzini e alloggi per tutti i mercanti provenienti da Europa ed Asia, un posto sicuro per riposare e condurre i propri affari sotto la protezione del Re al costo di un piccolo dazio doganale chiamato Ungelt. Durante le brumose notti praghesi pare che una presenza spaventi i poveri passanti, lo spettro oscuro di un mercante turco con un lungo mantello nero nel quale nasconde la testa mozzata di una ragazza. La storia racconta di questo mercante turco che per certi affari aveva preso alloggio presso l’ Ungelt, dopo un certo tempo si trovò innamorato della figlia del taverniere che lo ricambiò, fu tanta la passione che travolse i due innamorati che decisero di convolare a nozze. La futura sposa insistette perché il suo futuro si convertisse facendosi battezzare e si trasferisse a Praga, il turco accettò di buon grado di trasferirsi così lontano da casa ma si rifiutò il battesimo ma dovette comunque, prima di sposarsi, tornare in Turchia per sistemare alcune faccende, fece promettere alla sua amata di aspettarlo pregandola di rimanergli fedele. La figlia del locandiere mantenne le sue promesse per un po’ ma quando l’amato è lontano dagli occhi e dal cuore le promesse diventano meno salde di quello che sembravano e la giovane si promise ad un altro uomo sposandolo. Quando il mercante Turco ritornò per reclamare la sua sposa si ritrovò gabbato ed una grande rabbia lo colse, invitò la sua e amata ad un incontro segreto per dirle addio ma invece di augurarle il bene la sgozzò e la decapitò gettando il corpo in una delle cantine delle case del Ungelt ma tenendosi per se la testa. Se doveste incontrare il fantasma del turco potreste anche incontrare il fantasma di una ragazza senza testa che segue il suo assassino fino a che non riavrà la testa indietro.

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Di notte per le vie di Praga non suonano mai vuote e non ti senti mai solo, occhi invisibili ti scrutano nell’oscurità ombre furtive si muovono veloci e silenziose come gatti ed ogni minimo rumore si trasforma in frastuono si ha come la sensazione di un incontro imminente, ma se nel vostro peregrinare per l’urbe nocturna in lontananza sentite sferragliare potreste trovarvi nei dintorni del nuovo palazzo comunale dove si aggira di notte in notte un cavaliere in armatura la cui storia ha inizio sotto il regno di Jan Lucenbursky quando Praga era piena di ogni sorta di genti. Il cavaliere era solito camminare per le strade in armatura in modo da scoraggiare qualsiasi tipo di malintenzionato. Un giorno ebbe bisogno di riparare la sua attrezzatura provata da svariate lotte di strada, si recò nella bottega di un’ armiere dove mentre attendeva che il mastro artigiano portasse a termine le riparazioni vide la bella figlia dell’artigiano rimanendone folgorato cadendone innamorato sin dal primo sguardo. In poco tempo divenne un cliente fisso della bottega trovando, di volta in volta, nuove scuse per avere il tempo di vedere il suo amore. Un giorno però egli in uno slancio di coraggio le parlò e come un fiume in piena le confessò il suo sentimento ma ella lo rifiutò umiliandolo egli sconvolto e rabbioso prese da una parete della bottega un pugnale e glie lo piantò con tutta la sua forza nel petto, la povera ragazza oramai in fin di vita guardò il cavaliere che ancora teneva in mano il pugnale sporco del sangue ancora caldo, con un fil di voce e gli ultimi bagliori di vita scaglio una maledizione sul suo assassino che nella vita ha avuto un cuore di pietra nella morte sarebbe si sarebbe traformato in acciaio e solo l’abbraccio compassionevole di un’ innocente vergine l’avrebbe liberato e finalmente riposare in pace. Capita che ogni cento anni la statua che rappresenta il cavaliere sparisca dalla sua nicchia in un angolo del palazzo per cercare una vergine che lo liberi……

Praga è una città magica tra le sue vie si sono aggirati santi e satanelli mille sono le storie di amore e sangue, di violenza e miracoli quindi fate molta attenzione a chi incontrate nella notte potrebbe non essere quello che ci si aspettava e se al mattino vi svegliate con un vago senso di inquietudine probabilmente avete danzato anche voi con l’ignoto. 

 

Neve, Leggende e homebrewing.

Anno nuovo……cotte nuove incomincio così questo nuovo appuntamento con il folletto della birra, la stagione scorsa avevo brassato circa una novantina di litri di birra che in questi mesi ha allietato le varie occasioni conviviali o serate intime in compagnia dei miei amati libri fantasy, adesso sono preso per i romanzi di Morgan Rice, insomma non sono mancate occasioni per stappare una buona birra. Di conseguenza la mia povera cantina sta cominciando ad assumere un’aspetto piuttosto desolato, così un pomeriggio di settimana scorsa ho messo a fermentare una trentina di litri di birra speciale aromatizzata con la mia ricetta segreta che chiamai Fiòca (neve in dialetto) che rispetto all’ultima volta che l’ho prodotta ha maturato appena 4 mesi quindi quando la stappai lo scorso anno la trovata buona ma risultava ancora troppo giovane, così tanto per non sbagliare ho anticipato la cotta. Ora la Fiòca gorgoglia felice e soddisfatta nella sua damigiana in cucina mentre fuori dal tepore di casa l’inverno ci fa conoscere i rigori di un febbraio siberiano.

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Questi sono i giorni della Giobia (si pronuncia con la O chiusa) che è un personaggio che anima le leggende pagane che si raccontavano ai bambini al caldo del focolare, è una strega ma molti la confondono con la più benevola e simpatica befana, la giobia infatti è brutta porta un cappellaccio e va ingiro senza scarpe ma indossa due pesanti calzettoni rossi. Si diceva che vivesse nel profondo dei boschi ed era considerata la signora dell’inverno percorreva enormi distanze con le sue lunghe gambe secche saltando di albero in albero e ovunque lei passava le piante si rattrapivano per il freddo gli animali morivano, i laghi gelavano ed i prati si ricoprivano di brina. La giobia era una golosona ma non sapeva cucinare e non poteva neanche accendere il fuoco in quanto il calore per lei era mortale come del resto il sole quindi si nutriva di bacche, animaletti e occasionalmente quando era particolarmente fortunata bambini che preferiva consumare crudi ma se riusciva a rubare del cibo cotto allora si che era festa grande. Andava letteralmente matta per il risotto alla luganega e per la polenta e odiava gli uomini ma provava maggior astio per le donne forse per una malcelata invidia per la gioia della famiglia, i figli e la calda accoglienza di un focolare. Di notte la Giobia usciva dal bosco ed entrava nelle case, anche se porte e finestre erano ben serrate riusciva a trovare una via per infilarsi od al massimo si calava dal camino una volta che il fuoco si era spento e bastava lasciarle sul tavolo in cucina un piatto con un poco di polenta o risotto che allora non si correvano rischi. 

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Man mano che l’inverno si accorcia e si avvicina la primavera la Giobia diventava più cattiva e pericolosa e le sue visite si facevano sempre più frequenti e se non era soddisfatta di quello che trovava erano guai seri, si narra che moltissimi anni fa in un paese intorno al lago vivesse una povera vedova che abitava con la figlia, una graziosa bambina, in una piccola casupola ai margini di un boschetto dove le due povere sfortunate riuscivano a stento a mettere insieme un pasto decente e molto spesso toccava loro la sfortuna di dover solo stringere la cintura a cena. La piccola spesso s’inoltrava nei boschi per raccogliere un po di legna e cercare qualcosa da mangiare anche se il freddo inverno non dava molta scelta, la madre sempre preoccupata per la figlia le raccomandava di scappare se avesse incontrato la strega, e di rientrare a casa prima del calare del sole dato che la vecchia malefica usciva solo la notte.

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Una sera la bambina perse la nozione del tempo distratta da delle nocciole che stava raccogliendo e malgrado tutte le raccomandazioni e precauzioni fu colta dalla Giobia che le si parò davanti e le disse: – Stasera verrò a farvi visita e se non troverò niente di buono tu verrai con me per farmi da dessert!!!

La bambina atterrita dal terrore corse a casa e raccontò tutto alla mamma che per proteggere la sua piccola cominciò a lasciare della polenta sul davanzale della finestra ogni notte, purtroppo però una sera la povera vedova si dimenticò la parte per la Giobia che arrivando dopo mezzanotte per avere la sua polenta non trovandola s’infuriò. La bambina che intanto si era svegliata si nascose sotto le sue coperte e con un filo di voce chiamava la mamma, ma la strega le aveva lanciato un incantesimo che l’aveva sprofondata in un sonno profondo, e nonostante le grida e le lacrime della figlia continuava a dormire pacificamente. Il mattino seguente quando la povera vedova si svegliò e cominciò a fare i piccoli mestieri quotidiani e la colazione fù pronta cominciò a chiamare la figlia ma non ricevette risposta, allora la richiamò…… ma nulla……fu allora che si ricordò della Giobia e subito ebbe un terribile presagio che fu confermato quando vide che il lettino della piccola era vuoto. Subito il suo pensiero corse alla dimenticanza della sera prima e disperata si gettò nel bosco alla ricerca della figlia, ma non la trovò c’erano solo gelo e silenzio. La notizia della malefatta della strega fece velocissimo il giro del paese creando paura e sgomento soprattutto tra le donne terrorizzate dall’idea che i loro tesori più preziosi fossero rapiti o peggio………Solo una mamma coraggiosa ebbe un’idea, che se avesse funzionato avrebbe risolto il problema, la sera preparò la cena per la sua famiglia ed in più un paiolo di risotto con la luganega che adagiò in un angolo del giardino che guardava ad est dove il sole del mattino arrivava presto. la Giobia, che quella notte aveva fatto razie in tutte le case, quando trovò il pesante paiolo ricolmo di delizioso risotto non resistette alla tentazione e cominciò a mangiarlo con buona lena non accorgendosi che alba oramai era prossima. Quando il primo raggio di sole rischiarò il nuovo giorno andò a colpire la strega alle spalle come una pugnalata, fù allora che si rese conto di essere stata gabbata e prima che riuscisse a scappare prese fuoco e con un grido di odio si accasciò e di lei non rimase che un piccolo mucchio di ceneri e stracci fumanti. Come per magia la vita cominciò a rifiorire nel villaggio, i fiori cominciavano e germogliare e i ghiacci si scioglievano e dal bosco ritornò la piccola figlia della vedova libera finalmente dall’incantesimo della strega che divenne un lontano ricordo.

Ecco qua un’altra piccola storia che racconta la mia zona, il mio lago e la mia Stresa, spero che vi sia piaciuta come a me è piaciuto raccontarvela, fuori fa freddo e sembra che la vecchia strega si stia vendicando del vecchio torto subito, ma io sono chiuso al caldo della mia casetta e tutto questo parlare mia ha messo sete quindi alla salute……prosit!!

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