Nonostante l’aspetto dimesso di una cittadina provinciale immersa nella campagna, Ayutthaya è stata per oltre 400 anni ed è una meta importante per chi abbia voglia di addentrarsi nella cultura asiatica. Posizionata al centro di un’isola formatasi dalla congiunzione di tre fiumi il Chao Phraya, il fiume Lop Buri ed il fiume Pa Sak, le attribuirono il titolo di città inassediabile attirando a se commercianti da Giappone, Cina, Francia, Olanda e Portogallo. Verso il XVII secolo Ayutthaya era una vera e propria perla asiatica fascinosa e culla di cultura estendeva il suo dominio nel Laos in Cambogia ed in parte del Myammar. Ma la storia ebbe un tragico epilogo nel 1767 quando dopo diversi conflitti i burmesi arrivarono alle porte della città la cinsero lungamente d’assedio fino ad aprirsi una breccia con l’invasione ci furoni saccheggiamenti e numerosi templi furono dati alle fiamme la famiglia reale fu catturata e trucidata, molti tesori andarono persi. In seguito i burmesi abbandonarono la campagna rinunciando l’annessione di Ayutthaya ai loro domini. Dopo la distruzione della città, il generale Taksin riunì la gente di tutti i territori e migrò con quello che rimaneva dell’esercito verso sud si stabilirono nei pressi di un piccolo villaggio di pescatori chiamato Thonburi dove porsero il primo mattone di quella che oggi noi conosciamo come Bangkok.
Nel 1981 durante il 15mo meeting del UNESCO a Cartagine fù inclusa nella lista dei patrimoni dell’umanità, nonostante la sua importanza storica e culturale Ayutthaya è lontana dall’essere definita una città turistica vive una fase di passaggio tra la vita agreste a quella industriale ma lo stile di vita è tipicamente thai. Meta delle escursioni dalla vicina Bangkok Ayutthaya non offre tante attrattive, oltre gli antichi templi, io mi sono limitato ad esplorare le principali templi nel cuore della città il Wat Mahathat ed il Wat Ratchaburana.
Come nella più famosa Angkor (di cui parlerò più avanti) i templi di Ayutthaya sono una rappresentazione della cosmologia Hindu-Buddhista secondo la quale l’universo era formato da elementi orizzantali e verticali, dove gli elementi orizzontali rappresentano inferno, terra e paradiso. L’elemento verticale principale è il prang che rapresenta il monte Meru casa di Brahma e delle divinità importanti attorno al quale luna e sole compiono le loro rotazioni, mentre i chedi minori e le pagode vanno a rappresentare picchi e mari che circondano il picco principale.
Aggirandomi per queste rovine mi sono lasciato andare a viaggi fantasiosi cercando di ricostruire lo sfarzo di queste rovine, chissà quali mistici segreti erano conservati in questi templi, quanta sapienza è andata persa con l’invasione burmese. Ma queste pietre sono cariche di storia che se potessimo sentirle di sicuro potremo rimanere ancora meravigliati come bambini che ascoltano una favola.
Una sosta di due o tre giorni è più che sufficiente per visitare questa città provinciale che è stata il cuore di un’impero prospero, lasciatevi incantare durante una crociera intorno alla città al tramonto o andate a cenare con i Wat illuminati sullo sfondo, Ayutthaya saprà affascinarvi!